La terapia di coppia oggi: un nuovo modo di “esser visti”
Nel corso degli ultimi anni la coppia è divenuta sempre più soggetto centrale nella discussione clinica e pertanto sono nate nuove argomentazioni e nuove teorie (e tecniche) psicologiche che tengono conto dell’evoluzione della società e al tempo stesso del concetto di coppia e di come gli esseri umani si vivono all’interno del rapporto.
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Esistono le terapie di coppia sistemiche dove solitamente la coppia viene vista nel suo insieme. I due soggetti contemporaneamente in terapia vengono assistiti da due terapeuti (spesso uomo e donna) che durante il percorso decidono se ogni tanto dare la priorità all’incontro individuale oppure mantenere sempre come soggetto di analisi la coppia vissuta nella sua interezza.
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Esiste invece una visione di stampo psicoanalitico e relazionale dove il “problema” nella coppia viene visto come espressione di un bisogno soggettivo dei singoli componenti che si trovano ad affrontare questo momento di difficoltà. I colloqui vengono effettuati da un solo terapeuta con la coppia e durante il percorso l’assetto si può modificare intraprendendo due percorsi di terapia individuale.
In quest’ultima concezione, a noi più vicina, il vivere in coppia diventa un vero e proprio “LABORATORIO DI ESPERIENZA” per il singolo dove è la crescita di questo a divenire il focus centrale a cui può corrispondere un’evoluzione della dinamica di coppia.
Il fine ultimo della terapia di coppia non è più quello che ci si poneva in America in origine con i cosiddetti “mediatori familiari” dove l’obiettivo era quello di “salvare a tutti i costi” la coppia.
Si va oltre ad una visione egocentrica di amore, dove la delega all’altro dei propri bisogni e la “necessaria e dovuta” soddisfazione di questi da parte dell’altro sono l’unica strada percorribile per considerare il legame come “utile”.
Per quanto coscienti della complessità che deriva da una visione così differente e “lontana” da quella occidentalistica dell’amore, all’interno del percorso terapeutico è importante assumersi la responsabilità del proprio bisogno non delegandolo completamente all’altro che a questo punto potrà divenire persona vista nella sua “autenticità”.
Con una costante riflessione su di sé e sull’altro, possiamo arrivare a vedere il nostro compagno/a come persona autentica, anche se diversa da noi, portatrice di altro che non deve quindi soddisfare il nostro bisogno.
Viene naturale pertanto sottolineare l’importanza del rispetto della diversità dove l’amore diventa un sentimento autentico “nell’aspettarsi qualcosa nel proprio vivere ma non aspettarsi qualcosa dall’altro” come dovuto e dove la possessione diventa invece apertura verso altro da sé.